COMUNICATO STAMPA:
SUCCESSIONE DINASTICA IN CASA
SAVOIA
Nel documentato articolo “Emanuele Filiberto difende suo
papà ma questa lettera
del nonno gli dà torto”
(“Oggi”, 2021, n.25, datato 24 giugno, pp.42-45) Giuseppe Fumagalli e Antonio Parisi
replicano a Emanuele Filiberto di Savoia, che qualifica “menti perverse e malate”
quanti non riconoscono suo padre quale Capo della Real Casa di Savoia e aggiunge:
“Smettiamola di far parlare i morti e rispettiamo il loro riposo”.
A
parlare, anzi a scrivere (scripta manent...), fu Re Umberto II, che
richiamò il figlio ad attenersi alla vigente in
Casa Savoia sulle nozze dei Principi Reali, identica nei secoli da 29 generazioni e
rispettata da 43 Capi Famiglia: il Principe che contrae nozze senza l'assenso del
Capo della Casa decade dal titolo e dal rango e si riduce a
“privato
cittadino”. Chiaro e lineare.
In
Lampi di Vita (2002) Vittorio Emanuele di Savoia vantò di non aver
chiesto l'assenso
alle nozze contratte con la Signora Marina Doria e di non averlo neppure
informato.
Contravvenendo alle leggi della Casa automaticamente decadde dal rango
di
Altezza Reale e dalle prerogative dinastiche in forza di una legge che,
come gli era stato
scritto dal Padre, neppure re Umberto II avrebbe potuto mutare.
Parimenti non avrebbe
potuto (né alcuno può) abolire la legge salica, cioè la successione al
trono di maschio
in maschio, vigente nella Casa dall'origine e ad abundantiam ribadita da
Carlo
Alberto nello Statuto del regno di Sardegna, promulgato il 4 marzo 1848
e dal 17
marzo 1861 divenuto Statuto del regno d'Italia.
Il
18 marzo 1983, alla morte di Umberto II, ope legis Capo della Real Casa
divenne
pertanto S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia, all'epoca V Duca di Aosta,
dalla
cui prematura dipartita, il 1° giugno 2021, Capo della Real Casa di
Savoia è S.A.R.
il Principe Aimone di Savoia, Duca di Savoia.
TSG-Ricaldone, 17 giugno 2021
Gianni
Stefano
Cuttica
Segretario
della Consulta dei Senatori del Regno
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Aldo A.
Mola
Presidente
della Consulta dei Senatori del Regno |
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