COMUNICATO STAMPA:
LA CONSULTA DEI SENATORI DEL
REGNO RICORDA UMBERTO I
NEL 119° DEL DELITTO PEGGIORE DEL SECOLO
Il 29 luglio 1900 l'anarchico Gaetano Bresci mise a segno un complotto
internazionale, tuttora da esplorare in tutti i suoi retroscena e nelle
sue connivenze locali, uccidendo a Monza Umberto I. L'obiettivo era
destabilizzare la monarchia in Italia e accelerare la
repubblicanizzazione d'Europa,poi dilagata al termine della rovinosa
Prima guerra mondiale.
Con l'assassinio del Re si
chiudeva l'ultimo quarto dell'Ottocento, che aveva veduto l'Italia
varare le grandi riforme concepite dalla Sinistra storica e dalla
dirigenza che, lasciate alle spalle antiche e ormai superate
contrapposizioni, pose mano a trasformare il Paese da accozzaglia di
staterelli in Potenza europea, anche con l'assunzione di un ruolo
protagonistico nella politica coloniale.
Chi si
illudeva di abbattere la Monarchia uccidendo il Re errò. L'Italia aveva
una classe dirigente diplomatico-militare e
politico-amministrativa diffusissima e di alto sentire.
L'Esposizione torinese del 1898, nel cinquantenario dello Statuto,
aveva già verificato le prime pubbliche convergenze tra cattolici e
liberali, nelle loro varie tendenze, da autoritarie (Sonnino) a
progressiste (Giolitti), tutte dedite al Bene inseparabile del Re e
della Patria.
L'Europa e l'America, a sua
volta segnata da attentati mortali ai Presidenti degli USA, attòniti
attesero di conoscere la condotta del successore del Re Buono. Il
trentunenne Vittorio Emanuele III, nel solco del Padre, dell'Avo, “Re
Vittorio”, e di Carlo Alberto, il Re Magnanimo, annunciò un
programma di ampie costruttive riforme liberali avviate dall'ottantenne
Giuseppe Saracco, Presidente del Senato, e sviluppate nel quindicennio
seguente da statisti quali i presidenti del Consiglio dei Ministri
Zanardelli, Giolitti, Fortis, Sonnino e Luzzatti.
L'Italia stupì il mondo per compattezza, unità, ordine interno,
progresso economico, riforme sociali, ascesa culturale. Tra i molti, le
dettero voce Carducci, premio Nobel per la letteratura, e Giovanni
Pascoli, latinista e dantista insigne, magistrati, scienziati, artisti,
docenti. Era l' “Italia in cammino”, vaticinata dai patrioti con la
guida dei Re.
Onore alla Monarchia sabauda, tutt'uno con la
storia della Grande Italia.
Ag. Am., 29 luglio 2019
Aldo A.
Mola
Presidente
della Consulta dei Senatori del Regno |
p.s.
I Pellegrinaggi alle tombe dei Re d'Italia al Pantheon e alla
Cappella Espiatoria di Monza provarono la fedeltà degli italiani ai
loro sovrani e il loro senso dello Stato e suscitarono ampia emozione
presso le Corti d'Europa e i Governi dei Paesi civili..
Auspichiamo
che le settimane estive propizino la visita alle Tombe di Vittorio
Emanuele III e della Regina Elena nel Santuario di Vicoforte da parte
dei pochissimi Colleghi che ancora non abbiano avuto modo di
recarcivisi.
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